Cervicalgia: cause, sintomi e rimedi

La cervicalgia è una patologia che interessa più persone di quanto si creda, tuttavia non tutti si curano in modo adeguato.

Spesso, la cervicalgia viene trascurata fino ad abituarcisi o, peggio ancora, si cerca di risolverla ricorrendo a cure di dubbia validità.

Per evitare il suo degenerare o i rischi derivanti da terapie sbagliate, è importante conoscere meglio questa patologia ed è per questo che abbiamo chiesto qualche informazione in più agli esperti di Studio Delos.

Cervicalgia cos’è

Prima di tutto, spesso si parla in modo improprio di cervicalgia, riferendosi in modo improprio ad essa come “cervicale”.

Si tratta di un disturbo muscolo-scheletrico molto diffuso e che causa dolore nella zona del collo, fino a coinvolgere anche le spalle, estendendosi lungo i trapezi e fino anche alle braccia, in alcuni casi.

Quando il dolore arriva fino alle braccia, si parla di cervicobrachialgia, mentre prende il nome di dorsalgia quando coinvolge anche il dorso.

Cervicalgia cause

In circa l’80 e l’85% dei casi, il dolore deriva da un’alterazione non grave a carico delle strutture meccaniche della regione delle prime vertebre della colonna, quali legamenti, muscoli, articolazioni posteriori e dischi intervertebrali, che danno sostegno al collo e ne permettono il movimento.

Per lesionare tutte queste strutture, è sufficiente uno sforzo sbagliato del collo, magari un movimento brusco e istantaneo o prolungato o una postura scorretta.

In sostanza, il dolore deriva da un esagerato stress meccanico rispetto a quello sostenibile da tali strutture e può causare l’insorgere di una contrattura e di micro-lesioni.

Tra le cause della cervicalgia, troviamo:

  • postura scorretta, come ipercifosi o iperlordosi, che producono forme miotensive e muscolotensive;
  • sedentarietà;
  • sport di tipo traumatico, come football americano, rugby, boxe o sport con eccessivi sovraccarichi, come il body building;
  • colpi di freddo o colpi di frusta, ossia quei traumi distorsivi del rachide cervicale;
  • discopatie, ossia quei processi degenerativi che interessano i dischi intervertebrali, ma anche lesioni traumatiche pregresse, ernia cervicale e artrosi cervicale, osteofitosi.

Cervicalgia sintomi

Si distingue tra cervicalgia acuta e cervicalgia cronica, a seconda della durate del sintomo, e, nell’ambito di queste, si riscontrano differenti cause e modalità patogenetiche.

Cervicalgia muscolare

Si ha in caso di dolori cervicali acuti ed insorge in seguito ad un movimento di flesso-estensione dei muscoli del collo troppo brusco, come nel colpo di frusta. In questo caso, sono superate le capacità di tolleranza delle struttura anatomiche muscolo-legamentose e si avverte dolore.

Inoltre, questa può derivare anche da una scorretta postura prolungata, come quella che si assume quando si trascorrono troppe ore avanti al PC o alla guida.

Cervicalgia vertebrale

La cervicalgia vertebrale ha carattere cronico e deriva da spondilosi cervicale o cervicartrosi, in cui il dolore e la disfunzione nascono dalle faccette articolari delle vertebre. All’esame fisico si individuano dei punti di particolare dolorabilità, i trigger points, che, se sollecitati, causano un dolore forte e intenso.

In base alla tipologia di cervicale, si distinguono anche le sintomatologie.

Sintomi osteo-muscolari

Si accusa dolore costante e di entità variabile e rigidità al collo, simile a quelli avvertiti con un torcicollo e capace di impedire i naturali movimenti del tratto cervicale, dal girare il capo al piegarlo in giù verso lo sterno.

In alcuni casi, il fastidio può interessare anche altre zone, quali tendini, legamenti, ossa, organi del collo o il tessuto molle che unisce i muscoli.

Inoltre, possono manifestarsi anche altri sintomi, quali rumori di schiocchi o sensazione di sabbiolina tra le vertebre, indolenzimento di schiena e spalle e affaticamento nel restare in piedi a lungo.

L’importanza del dolore varia e oscilla da lieve fastidio a dolore intenso.

Sintomi neurologici

Nella cervicalgia vertebrale, oltre al dolore, possono aggiungersi altri sintomi neurologici, quali:

  • formicolii e intorpidimento localizzati;
  • parestesie e distesie;
  • brachialgia, debolezza di braccio e mano.

Quando si procede ad un esame neurologico, si individuano:

  • sensazione di instabilità stando in piedi a occhi chiusi e disturbi dell’equilibrio, come vertigini, giramenti e nausea nei cambi di posizione;
  • asimmetria dei riflessi osteo-tendinei tra i due arti superiori e ipoestesia nel territorio radicolare coinvolto;
  • disturbi del sonno;
  • fascicolazioni;
  • disturbi dell’udito, come acufeni, e ischemia vertebro-basilare da compressione di una arteria vertebrale da parte di osteofiti molto pronunciati.

Possono realizzarsi tre varianti di cervicalgia, in base al caso in cui vi sia prevalenza di sintomi osteo-muscolari, di sintomi neurologici o in cui vi sia una loro commistione.

Infatti, si parla di:

  • cervicalgia semplice, con dolore al collo e con sintomi di tipo solo osteo-muscolare;
  • cervico-brachialgia, con dolore esteso al braccio, insieme ad altri fenomeni neurologici;
  • sindrome cervico-cefalica, quando vi sono sintomi secondari, come cefalea, lacrimazione degli occhi, vertigini, acufeni, vomito.

Vertigini, nausea e ronzio alle orecchie sono indipendenti dalla zona coinvolta e si manifestano in particolare in soggetti molto emotivi e ansiosi. Questi sintomi sono dovuti al fatto che nella zona cervicale transitano le radici nervose.

Cervicalgia diagnosi

Per il trattamento della cervicalgia è importante effettuare una diagnosi multifattoriale, attraverso:

  • indagine anamnestica, per accertare le modalità di insorgenza della cervicalgia, le sue caratteristiche e l’eventuale concomitanza con altri disturbi;
  • esame locale, finalizzato alla ricerca della presenza di trigger points e di taut band, ossia di punti di iper-irritabilità muscolare e di zone di tensione, con valutazione della mobilità del rachide cervicale, della postura e dell’eventuale presenza di scoliosi, ipercifosi e iperlordosi;
  • esame delle funzioni neurologiche sensitive e motorie, per valutare motilità, forza e simmetricità dei riflessi osteo-tendinei dei quattro arti, la sensibilità tattile e la sensibilità vibratoria, il trofismo muscolare degli arti e la presenza di ipotrofie distrettuali;
  • esami radiologici, attraverso:
    • RX diretta del rachide cervicale, utile se si sospettano fratture dovute a traumi;
    • TAC per valutare fratture, stenosi del canale spinale o dei forami di coniugazione, in caso di sindromi delle faccette articolari inter-apofisarie, tumori e infezioni ossee, come le osteomieliti;
    • risonanza magnetica, per individuare un eventuale coinvolgimento del midollo spinale o di una radice spinale;
  • esami funzionali, quali elettromiografia (EMG), che valuta l’integrità funzionale della radice spinale.

Cervicale rimedi

Nel 90% dei casi, la cervicalgia viene trattata con riposo e fisioterapia, mentre all’intervento chirurgico si procede solo nei casi di conclamata compromissione degli elementi neurali.

In particolare, ciò è sufficiente nei casi di cervicalgia semplice, che non richiede il ricorso a terapie farmacologiche e guarisce in circa 4 o 5 giorni, in quanto dovuti ad uno stiramento delle strutture muscolo-legamentose e tendinee del collo.

Di contro, quando si tratta di contratture muscolari e di dolore persistente, è necessario ricorrere a trattamenti più efficaci, come l’utilizzo di elettromedicali.

In alcuni casi, nonostante i farmaci e il riposo, i sintomi diventano persistenti e invalidanti e si ha la necessità di rivolgersi ad un fisioterapista, che darà inizio ad un percorso terapeutico, per migliorare il quadro clinico in tempi ridotti.

La scelta della terapia si effettua in base al momento patologico e all’evoluzione del sintomo.

Nella fase acuta, si ricorre a:

  • terapia con laser yag ad alta potenza antalgico ed antinfiammatorio associato all’elettroterapia frems, che sfrutta segnali elettrici biocompatibili generati da neurostimolatori computerizzati e somministrati attraverso elettrodi transcutanei;
  • tecniche di terapia manuale o di osteopatia, per desensibilizzare i recettori del dolore e decomprimere le vertebre cervicali;
  • taping, ossia particolari cerotti applicati in scarico della muscolatura del collo.

Durante la fase post-acuta/cronica, si utilizzano:

  • tecarterapia, che sollecita i meccanismi cellulari e incrementa l’attivazione dei processi riparativi e antinfiammatori naturali, agendo anche sugli strati più profondi e sulle contratture muscolari antalgiche; ad essa, si può associare anche la massoterapia decontratturante;
  • terapia manuale ed esercizi terapeutici, per il recupero della mobilità e il ripristino dell’equilibrio muscolare, anche attraverso esercizi da svolgere a domicilio;
  • rieducazione posturale, per stabilizzare i risultati ottenuti attraverso un intervento globale, che mira armonizzare la postura, allungando la catena muscolare posteriore; il metodo più efficace è il metodo Mezieres, ossia un lavoro posturale e correttivo effettuato dal posturologo e che permette al paziente di prevenire una nuova fase acuta e/o migliorare la sua condizione cronica.