Una delle complicazioni che può colpire l’utero è il fibroma uterino, un tumore di tipo benigno il quale deve essere sempre monitorato con grande attenzione. A seconda delle situazioni, dei sintomi e dell’età della donna il ginecologo potrebbe suggerire l’operazione chirurgica, con l’asportazione del tessuto fibroso o dell’intero utero.
Ovviamente non sempre è necessario eliminare il fibroma, infatti se la sua presenza non comporta dolori o altre conseguenze potrebbe essere scelta l’opzione dell’accompagnamento con lo screening annuale. Ecco tutto che c’è da sapere sull’intervento di rimozione del fibroma uterino e la convalescenza.
Cos’è il fibroma uterino?
Il fibroma uterino, conosciuto in ambito medico anche con il termine di mioma, è un tumore benigno che colpisce l’utero. Si tratta di una delle forme tumorali all’apparato genitale femminile più comuni e diffuse al giorno d’oggi, soprattutto tra le donne in età fertile.
La sua composizione è caratterizzata dalla formazione di un tessuto fibroso, la cui forma può essere sferica o irregolare. A seconda del tipo di fibroma dell’utero può attaccare la cavità dell’organo, la zona superficiale oppure le pareti interne, presentandosi nella maggior parte dei casi nel corpo uterino.
Fibroma uterino: sintomi e diagnosi
Spesso il fibroma uterino non provoca nessun tipo di sintomo, motivo per il quale è estremamente difficile rilevarne la presenza in assenza di controlli preventivi e di screening periodici. Allo stesso tempo possono manifestarsi delle irregolarità nel ciclo mestruale, ad esempio alterazioni della durata o della quantità del flusso, segnali che possono indicarne la presenza.
Meno frequenti, ma comunque associati al tumore benigno dell’utero, sono sintomi come i dolori addominali, dei fastidi più o meno intensi localizzati nella zona inferiore dell’addome. Gli esami con i quali è possibile scoprire il fibroma uterino sono diversi, tra cui l’isteroscopia diagnostica, l’ecografia transvaginale o pelvica, tuttavia è necessaria una vista ginecologica preliminare.
Quando vanno operati i fibromi uterini?
Nella maggior parte dei casi il fibroma uterino non si trasforma in un tumore maligno, allo stesso tempo può causare diversi problemi, ad esempio infertilità, dolori acuti, emorragie, fastidi durante i rapporti sessuali e disfunzioni nelle mestruazioni. Inoltre nelle donne in età fertile può continuare a crescere, fenomeno che si inverte invece nelle donne in menopausa.
Di norma nelle persone che non presentano sintomi è possibile evitare l’operazione di asportazione del tumore benigno, monitorando il fibroma con checkup annuali ed esami come l’ecografia transvaginale. Al contrario, in presenza di complicazioni, dolori e situazioni di rischio è consigliabile sottoporsi all’intervento chirurgico di rimozione del fibroma uterino.
Come funziona l’intervento di rimozione del fibroma uterino
Quando diventa necessario ricorrere all’operazione chirurgica, esistono diverse tecniche e modalità con le quali è possibile intervenire. In particolare è possibile adottare un approccio conservativo nei confronti dell’utero, eliminando soltanto il tessuto fibroso, oppure intervenire in modo demolitivo, asportando l’organo genitale femminile.
Miomectomia: come funziona e quali sono i tempi di recupero
Se il fibroma uterino provoca dolori e sintomi di vario genere, lo specialista potrebbe consigliare l’intervento chirurgico per l’eliminazione del tumore benigno. In questo caso è un’operazione conservativa, quindi senza rimuovere l’utero e preservandone tutte le funzionalità. Questo intervento è piuttosto sicuro e affidabile, infatti spesso richiede una degenza limitata.
La miomectomia viene realizzata con l’anestesia generale, perciò soltanto dopo una serie di analisi cliniche per verificare l’idoneità del paziente. Si tratta per lo più di controlli di routine, come l’elettrocardiogramma e le analisi del sangue, mentre la fase pre-operatoria richiede un digiuno completo di almeno 24 ore.
Le soluzioni a disposizione del chirurgo per l’asportazione del fibroma uterino sono principalmente tre: laparotomia, laparoscopia e isteroscopia. Nel primo caso si raggiunge la zona attraverso un’incisione addominale, un intervento piuttosto invasivo che richiede un tempo di recupero abbastanza lungo, per questo motivo tale tecnica viene usata per la rimozione dei fibromi più grandi.
Con la laparoscopia è possibile minimizzare la fase post-operatoria, praticando un taglio di dimensioni ridotte, tuttavia questa modalità è adottabile soltanto per i fibromi più piccoli e localizzati nella parte esterna dell’utero. Con la miomectomia isteroscopica, invece, il passaggio avviene attraverso l’organo genitale, ma è impiegata nelle situazioni meno frequenti di fibroma uterino sottomucosi.
Isterectomia: caratteristiche e tempi di degenza
Nei casi più gravi di fibroma uterino potrebbe essere necessario ricorrere alla rimozione completa dell’utero, un’operazione demolitiva realizzata tramite in intervento chirurgico di isterectomia. La decisione è delicata, poiché comporta forti conseguenze nella vita della donna, tra cui l’infertilità, perciò viene presa soprattutto per le persone più avanti con gli anni.
Le cause che portano a tale scelta possono essere la presenza di sanguinamenti vaginali, dolori molto acuti o cronici, il prolasso dell’utero o altri disturbi particolarmente gravi. L’operazione viene eseguita in anestesia generale, dopodiché lo specialista può adoperare tre tecniche differenti, scegliendo di passare attraverso l’addome o la vagina.
La durata di questo intervento può andare da 1 fino a 3 ore in genere, inoltre richiede un periodo di degenza in ospedale più o meno lungo a seconda del tipo di operazione e della risposta del paziente, in media da 3 a 7 giorni. Il recupero completo avviene dopo alcune settimane, infatti per un completo ritorno alla normalità possono volerci da 1 a 2 mesi.