L’intera comunità scientifica è oramai d’accordo nell’asserire che nel nostro pianeta è in atto un profondo cambiamento climatico, nonostante i pochi ma rumorosi negazionisti.
Eppure, l’alternanza di forti precipitazioni a lunghi periodi di siccità è sotto gli occhi di tutti noi.
Per fare più scalpore, i giornalisti hanno ribattezzato questi violenti nubifragi come bombe d’acqua, un fenomeno che porta ondate di portata idrica mai viste finora.
Gli allagamenti di moltissimi territori, le inondazioni e l’innalzamento del livello dei mari sono conseguenze innegabili e sempre più frequenti che richiedono una soluzione urgente.
Purtroppo, non abbiamo ancora preso pienamente atto della situazione, affrontando le conseguenze in maniera strutturata ma restiamo in balia del cambiamento e dei “capricci” della natura.
Ma questo ritardo, nel trovare le giuste risposte all’impatto del climate change, sta già presentando un conto piuttosto salato, anche in termini di vite umane.
Serve una gestione più responsabile e consapevole delle acque piovane
Gestire le grandi quantità di acque piovane, che i nuovi fenomeni atmosferici riversano in tempi brevissimi sui nostri territori, è una necessità assoluta.
In primis, il problema si può affrontare con la creazione di bacini di raccolta dell’acqua, che contribuiscono ad alleggerire la pressione esercitata sugli impianti fognari delle città.
Occorre poi trovare il modo per conservare quella stessa acqua per fronteggiare i periodi di siccità.
Per raggiungere questi due obiettivi è necessario riprogettare i territori con una nuova forma mentis, agevolando l’accoglimento dell’acqua piuttosto che forzandone il flusso.
Infatti, l’acqua è diventata per noi un pericolo nel momento in cui abbiamo cementificato troppo il terreno, rendendolo impermeabile, e quando abbiamo voluto costruire là dove la natura aveva disegnato il letto di un fiume, ritenendo di poterlo spostare a nostro piacimento.
Inoltre, sono sempre più numerosi i terreni agricoli lasciati incolti che si stanno progressivamente desertificando, fattore che li rende sempre più inadeguati a trattenere l’acqua.
Un nuovo modo di progettare le città: le “sponge cities”, che cosa sono?
Negli ultimi tempi si sente parlare delle cosiddette sponge cities ovvero città spugna.
In pratica, si tratterebbe di città progettate in modo da essere in grado di accogliere l’acqua che può arrivare in breve tempo ma in grandi quantità, attraverso un insieme di soluzioni integrate.
Anzitutto, nelle sponge cities viene riconosciuto il ruolo essenziale degli alberi e della vegetazione, per la loro capacità naturale di trattenere l’acqua. Da qui, prendono il via le pianificazioni di edifici con tetti in erba e aumentano aiuole e marciapiedi verdi; in questo modo, la terra e la vegetazione si riprendono un po’ dello spazio che era stato loro sottratto e il suolo delle città non è più una grigia e impermeabile distesa di asfalto e cemento.
In più, nelle città spugna sono previsti spazi adibiti alla raccolta delle acque pluviali, come bacini d’accumulo e vasche di laminazione, per evitare allagamenti e andare in soccorso alle reti fognarie, in caso di nubifragi improvvisi.
In pratica, possiamo pensare alle città spugna come a luoghi che visti dall’alto non appaiono più interamente grigi, cioè composti solo di cemento e asfalto, ma come ad un patchwork di aree sia grigie che verdi e blu.
Le priorità sono de-cementificare e smettere di considerare la natura un nemico da combattere, ma allearsi con lei per migliorare la qualità della nostra vita.
La corretta manutenzione della rete fognaria
Il problema della gestione delle acque e della corretta manutenzione della rete fognaria ha come primi interlocutori le pubbliche amministrazioni; tuttavia, anche i singoli cittadini sono chiamati a fare la propria parte, almeno per non aggiungere problemi a quelli già esistenti.
Anzitutto, ognuno di noi deve assumere comportamenti corretti e responsabili per quanto riguarda il consumo dell’acqua, evitandone lo spreco.
Inoltre, occorre comprendere che la rete fognaria ricopre un’importanza fondamentale all’interno del sistema di gestione dell’acqua, ed è quindi indispensabile che noi cittadini non la danneggiamo.
Sembrano banalità, ma quello che può apparire un gesto privo di conseguenze, come buttare un rifiuto nel water, può portare all’intasamento di un tratto dell’impianto di fognatura, con conseguenti disagi per molti.
Per non parlare dell’abitudine di gettare gli oli nello scarico della cucina, senza renderci conto del danno che queste sostanze possono provocare. Infatti, l’olio che non viene intercettato dai degrassatori, posti a monte dell’ingresso alla fognatura, finisce per andare disperso, inquinando e contribuendo a rendere impermeabile il sottosuolo.
Ognuno di noi è tenuto ad occuparsi della manutenzione della propria abitazione, compresi i pozzetti d’ispezione, che vanno controllati con regolarità per accertarsi che non vi siano ingorghi ad ostacolare il normale flusso delle acque.
Anche senza sentirsi un vero e proprio volontario ambientale, queste buone abitudini dovrebbero far parte della nostra vita civica quotidiana.
Per eseguire la pulizia del degrassatore o la disostruzione degli scarichi, è decisamente consigliabile rivolgersi ad una ditta specializzata, piuttosto che ricorrere al fai date, troppo spesso causa di un peggioramento della situazione.
Come possiamo vedere dal sito di Tesini, un’azienda specializzata in opere di spurgo a Bologna, gli ambiti di loro competenza sono davvero moltissimi: attraverso il supporto di adeguate apparecchiature, le aziende di autospurghi sono in grado di risolvere situazioni all’apparenza impossibili ma anche di eseguire manutenzioni ordinarie, che ci possono garantire la tranquillità di avere sempre tutto in ordine.
In questo modo anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare la nostra parte.