Alcuni di noi si ricordano di Freud, il padre della psicoanalisi che viene insegnato a volte anche nei licei per l’importanza del suo pensiero. La psicoterapia è l’approccio psicologico alla salute e al benessere delle persone. Si tratta di arte o di scienza?
Dalla nascita della psicoanalisi alla fine dell’ottocento fino alle neuroscienze contemporanee, lo studio della mente ha fatto grandi passi avanti. Ma riguardo l’applicazione di queste conoscenze per aiutare le persone cosa possiamo dire? In questo articolo vedremo come si è evoluta la pratica della psicologia e della psicoterapia e perché oggi possiamo affermare di poter usufruire di un approccio alla psicologia clinica sempre più scientifico. Sono diversi i professionisti a diffondere anche in Italia questo modo di lavorare, questa è ad esempio la missione del gruppo che sta dietro al sito psicoterapia scientifica ( vedi qui per approfondimenti https://www.psicoterapiascientifica.it/).
La psicoanalisi
Secondo Freud noi veniamo al mondo col desiderio di avere un rapporto sessuale con la madre (o il padre, per le femmine) e di uccidere il padre. Tramite un corretto sviluppo abbandoneremo questi istinti. Questa teoria unita alla pratica di interpretare dei conflitti inconsci per portare alla mente episodi dimenticati per curare dei disturbi psicologici, parlando per anni, sembra un lavoro poco scientifico. Insomma non vi è quel rigore che ci si aspetta dalla medicina e dai medici.
La psicologia infatti appare molto interessante ma in molti non sanno se crederci o meno. Come ci si può fidare del tutto di chi interpreta i sogni per curare disturbi mentali?
Consideriamo che si tratta di teorie datate e orami non più condivise tra gli psicologi. Dobbiamo ricordarci che in quei tempi le persone morivano negli ospedali perché i chirurgi non pensavano di doversi lavare le mani. I neurologi usavano una specie di compasso per misurare dove il cranio avesse piccoli bozzi. Pensavano infatti che in quei punti esatti il cervello fosse molto sviluppato al punto da deformare il cranio verso l’esterno. In questo clima culturale la teoria di Freud sembra forse più credibile o, comunque, meno strana.
La nascita psicoterapia scientifica
All’inizio del novecento alcuni psicologi iniziano a ritenere la psicoanalisi come una teoria troppo fantasiosa. Iniziano quindi a occuparsi solo di comportamento, senza interessarsi della mente e delle emozioni. Perché questa scelta? Erano convinti che la psicologia dovesse diventare una scienza. Per fare questo doveva usare metodi scientifici e quindi indagare qualcosa (il comportamento) che potesse essere misurato. Negli esperimenti sul comportamento degli animali si può misurare, ad esempio, quante volte mangiano, quanto cibo, per quanto tempo, ecc.
Questa corrente della psicologia divenne nota come comportamentismo. Iniziarono a ottenere dei risultati molto favorevoli per trattare fobie, problemi di ansia e depressione. Purtroppo però, non riuscirono a decifrare l’enigma della mente umana.
Il cognitivismo
Verso la metà del secolo scorso, alcuni psicologi tornarono a occuparsi di pensieri ed emozioni. Nacque così la psicologia cognitiva. Oramai la ricerca in psicologia aveva iniziato a dare dei frutti importanti e l’informatica dava i primi spunti per un modello della mente. La metafora software/computer per indicare il rapporto mente/cervello divenne molto comune. Esperimenti sempre più complessi, metodi di analisi statistiche e l’accumularsi delle conoscenze iniziavano a permettere la comprensione di come funzionasse il pensiero e, soprattutto, di come influenzasse emozioni e comportamenti.
La terapia cognitiva e comportamentale
Grazie ad alcuni brillanti clinici nacque la terapia cognitiva e comportamentale una terapia scientifica che incorporava la terapia del comportamentismo ad una terapia basata sul cognitivismo. Questi clinici hanno iniziato ad applicare le conoscenze della ricerca scientifica in psicologia alla psicoterapia, per aiutare le persone a superare le loro difficoltà emotive.
Questi clinici rispetto a quanto fatto finora si iniziarono a distinguere per due aspetti che diventarono dei grandi punti di forza di questo modo di lavorare:
- Svilupparono terapie specifiche per ogni differente tipo di problema. Prima di questi ogni tipo di psicoterapia puntava a essere un’unica cura per ogni tipo di problema. Che tu avessi la depressione, la fobia dei cani o l’autismo psicoanalisti o altri terapeuti ti curavano allo stesso modo. Ogni scuola di pensiero aveva un’unica terapia che veniva applicata per ogni problema e con ogni paziente.
- Iniziarono a condurre ricerca sull’efficacia. In medicina e in psicologia non si è sempre verificato tramite esperimenti scientifici che una cura fosse efficace. I terapeuti che condividevano questo modo di lavorare testavano le loro terapie contro altre e anche contro le cure farmacologiche. Questo modo di lavorare ha assicurato che nel tempo, le terapie che non funzionavano fossero abbandonate e fossero invece tenute quelle che funzionavano meglio.