In un contesto globale come quello attuale che, come è noto, è sempre più interconnesso, le instabilità geopolitiche comportano rischi più o meno rilevanti per le aziende, con inevitabili conseguenze sul sistema economico e quello produttivo.
Gli esempi sicuramente non mancano, basti pensare alla guerra tra Russia e Ucraina, al conflitto israelo-palestinese, alle tensioni tra USA e Cina, per non parlare della recentissima reintroduzione dei dazi su vasta scala voluta dall’amministrazione Trump, che rischia di innescare lotte commerciali piuttosto pesanti.
Il fatto è che questa instabilità politica e soprattutto i conflitti armati, possono rallentare, se non addirittura interrompere il flusso delle materie prime, determinare un aumento dei prezzi, ritardi nelle spedizioni e, in qualche caso, il blocco di alcuni canali commerciali.
Ben si comprende come tutto ciò possa avere un impatto notevole sulle catene di approvvigionamento (le cosiddette supply chain).
In questo contesto così complesso, è necessario poter far affidamento su metodi di gestione dei rischi di fornitura che siano in grado di proteggere la continuità operativa delle aziende (la cosiddetta “business continuity”).
Le tensioni geopolitiche e l’approvvigionamento delle materie prime
I rischi di approvvigionamento delle materie prime sono uno dei problemi più gravi che le aziende si trovano a dover affrontare in momenti di forte instabilità geopolitica.
Infatti, quando sono in corso conflitti armati o crisi diplomatiche gravi che riguardano Paesi fornitori di materie prime, la produzione può rallentare drasticamente o interrompersi: ne consegue di norma un aumento dei costi che incide pesantemente sulla competitività.
Si pensi per esempio che, prima del conflitto russo-ucraino, la Russia era il principale fornitore di gas naturale di molti Paesi europei, mentre l’Ucraina era considerata uno dei “granai d’Europa”.
Tornando leggermente più indietro si può ricordare la cosiddetta “crisi dei semiconduttori” (Chip Sortage) iniziata nel 2020 a causa della pandemia da Covid-19. Ne hanno fatto le spese diversi settori fra i quali l’automotive e l’elettronica di consumo.
Gli altri possibili rischi
Le tensioni geopolitiche non sono l’unico fattore che può determinare problemi nell’approvvigionamento delle materie prime. Si devono infatti considerare sia fattori interni che esterni. Tra i primi si ricordano scarsa digitalizzazione, insufficienti competenze nella gestione logistica, mancanza di un adeguato piano di emergenza ecc.
Tra i secondi si possono citare le catastrofi naturali, le emergenze sanitarie (vedasi la pandemia da Covid-19), i rischi informatici (cyber-crime) ecc.
Quali sono le conseguenze dell’interruzione della supply chain?
L’interruzione della supply chain non ha soltanto pesanti ricadute sulla logistica, ma ha anche, inevitabilmente, un impatto più o meno rilevante sul bilancio aziendale e sulla competitività.
Infatti, quando l’instabilità geopolitica assume contorni particolarmente gravi, come nel caso degli eventi citati in precedenza, le aziende sono molto spesso costrette a rivedere i contratti con i propri fornitori e propri clienti, rinegoziando scadenze e termini.
Si deve considerare anche che in queste particolari circostanze di incertezza geopolitica, i mercati sono tendenzialmente più volatili, con notevoli fluttuazioni nei prezzi delle materie prime, senza contare la riduzione della domanda in quei settori che sono più sensibili alle crisi.
Come poi ben sanno gli imprenditori, le instabilità rendono più difficile dar vita a nuovi progetti, ritardano gli investimenti e possono anche esserci maggiori difficoltà nell’accesso al credito. In altri termini, è molto difficile pianificare.
Quali strategie si possono adottare?
Determinati rischi sono inevitabili, ma si può cercare perlomeno di minimizzarne le conseguenze. Di fatto è necessario prepararsi il più possibile all’imprevedibile.
Le strategie possibili per costruire una supply chain resiliente sono diverse. In primis si può citare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. È cioè fondamentale evitare di dipendere da singoli fornitori o da aree in cui il rischio di tensioni geopolitiche è più elevato.
Di grande importanza, poi, è l’essere preparati a contrastare efficacemente i rischi informatici; a questo proposito si possono valutare investimenti nella cybersecurity.
È decisamente opportuno anche investire nella digitalizzazione della catena di fornitura perché è facile capire come questo porti a una sensibile riduzione dei costi operativi.
Infine, è fondamentale sia cercare di instaurare relazioni più solide con i vari fornitori, basate su trasparenza e collaborazione a lungo termine sia effettuare investimenti nella formazione del personale dedicato alla logistica e in particolare alla gestione della supply chain.