Ti senti solo in coppia o con gli amici? Non sei l’unico…
Ti è mai capitato di sentirti solo, anche se sei circondato da persone che ti vogliono bene e ti stimano? Magari hai una relazione stabile da tempo, dei figli, vecchi amici d’infanzia con cui, ogni tanto, ti senti per telefono o che vedi durante il week end, quando il lavoro ti dà tregua.
Eppure, nonostante tutto questo, dentro senti un vuoto.
È come se tra te e il mondo intorno ci fosse una distanza incolmabile.
Le giornate scorrono piene di impegni e conversazioni più o meno casuali.
A casa, parli con tua moglie (o tuo marito) delle tante cose da fare, del frigo vuoto e della spesa da fare, di come vanno i bambini a scuola, della giornata. A lavoro discuti con i tuoi colleghi davanti a un caffè o in riunione, scambi battute e opinioni sul calcio, sulla politica, magari ridi anche.
Ma tutto resta in superficie. Non ti senti connesso a nessuno in particolare, fatichi a trovare uno spazio in cui poter essere davvero te stesso.
È una solitudine difficile da spiegare, perché non ha a che fare con l’assenza fisica degli altri, ma con l’assenza di legami autentici, in cui potersi mostrare senza maschere.
È una solitudine che non fa rumore, ma pesa e ci schiaccia, giorno dopo giorno.
Se ti riconosci in queste parole, sappi che non sei l’unico.
Purtroppo, sempre più persone al giorno d’oggi vivono questa forma di isolamento interiore. La verità è che avere delle relazioni non è la stessa cosa che sentirsi in relazione.
Ma perché accade?
Perché non sappiamo più stare con gli altri
Viviamo in una società che corre veloce e ci spinge a mantenere lo stesso ritmo incalzante.
Ogni giorno, dobbiamo indossare una maschera e uscire nel mondo, cercando di tornare a casa indenni dalle pressioni, dalle aspettative, dagli sguardi degli altri.
Ci abituiamo a mostrarci forti, risolti, sempre all’altezza della situazione. Ma a forza di recitare questo copione, perdiamo il contatto con ciò che proviamo davvero e con i nostri bisogni più autentici, alimentando spesso vissuti di stress, ansia, come spiegato bene in questo articolo.
In mezzo ai mille impegni della quotidianità, tirati da un lato e dall’altro, viviamo in uno stato perenne di disconnessione emotiva.
Ecco che le relazioni si fanno meccaniche, funzionali, e la profondità lascia il posto alla superficialità delle conversazioni banali, piene di parole vuote, dette tanto per, ma che nulla dicono di noi stessi.
Stiamo insieme agli altri…ma non ci incontriamo mai davvero in quella dimensione di intimità autenticità che alimenta le relazioni davvero significative, quelle che rendono la nostra vita degna di essere vissuta.
Nel frattempo, i social ci offrono una parodia della relazione: una connessione continua, ma spesso vuota. Scambiamo like, messaggi, aggiornamenti, ma raramente ci fermiamo per guardare qualcuno negli occhi e dirgli come stiamo.
La presenza si è fatta virtuale, la vulnerabilità un lusso per pochi, il tempo dell’ascolto qualcosa che si misura in notifiche.
In questo contesto, non è strano che ci si senta soli anche in mezzo a mille contatti. Abbiamo dimenticato — o forse non abbiamo mai imparato — come si fa a stare con l’altro senza dover dimostrare nulla.
Si può uscire da questo senso di solitudine?
Certo, ma non da soli.
Cos’è la terapia di gruppo e come può aiutarti contro la solitudine e le difficoltà relazionali
La solitudine interiore non si dissolve riempiendo l’agenda di appuntamenti, uscite con gli amici e chiacchiere da bar né si supera semplicemente aggiungendo mille contatti sui social network.
Per ritrovare un senso di connessione autentica con l’altro, occorre fare un’esperienza nuova, diversa di relazione.
Un’esperienza in cui l’incontro con l’altro non è un obbligo, ma un’opportunità di conoscenza di sé, di rispecchiamento e trasformazione.
È proprio questo che offre la terapia di gruppo.
In che modo la terapia di gruppo può aiutarti contro la solitudine?
Non si tratta semplicemente di incontrare persone diverse o di parlare dei propri problemi con degli sconosciuti.
Sicuramente ti sarà capitato di veder rappresentata, in un film o in un libro, una seduta di terapia di gruppo. Di solito ci sono persone sedute in cerchio che parlano a turno, condividendo esperienze difficili, tra commozione e momenti di silenzio.
Si tratta di una rappresentazione parziale, ma non completamente distante dalla realtà.
Quando si intraprende un percorso di terapia di gruppo, accade davvero che ci si incontri regolarmente (di solito una volta a settimana) per parlare e confrontarsi con il supporto di uno o due terapeuti che guidano i partecipanti, favorendo un clima di condivisione.
Questo, però, è soltanto ciò che si vede in superficie.
Ciò che costituisce il cuore pulsante della terapia di gruppo è altro ovvero la profondità della relazione che si instaura tra i partecipanti.
Perfetti sconosciuti che si incontrano e scoprono, in verità, di avere molto in comune.
Seduta dopo seduta, infatti, il gruppo si configura come uno spazio in cui è possibile esprimere emozioni autentiche, condividere vissuti anche molto intimi, e — soprattutto — sentirsi visti e riconosciuti dagli altri.
Quando si ascoltano le parole degli altri membri del gruppo — diverse nelle storie, ma spesso simili nei vissuti profondi — la barriera del confronto distruttivo, quella che ci fa pensare che gli altri siano sempre più forti, più sereni, più capaci di vivere rispetto a noi, crolla.
Ecco che scopriamo una grande verità: la sofferenza psicologica è una condizione umana condivisa, e parlarne apertamente non la rende più grande e oscura, ma più gestibile.
Anche gli altri affrontano problemi simili ai nostri.
Si scontrano con la difficoltà ad aprirsi, cercano di gestire l’ansia o di superare il senso di inadeguatezza, faticano ad avere fiducia in sé e o in chi hanno intorno.
Una simile “scoperta” è fonte di grande conforto perché confuta la convinzione erronea di essere sbagliati o irrimediabilmente soli di fronte alle difficoltà e al disagio. E ci dà anche forza e speranza perché, nel gruppo, assistiamo alla rinascita degli altri, li vediamo combattere e vincere e capiamo che il cambiamento è possibile, anche per noi.
Se sei interessato ad approfondire questo tipo di esperienza terapeutica puoi trovare maggiori informazioni sul suo funzionamento e sui suoi benefici sul sito del dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta a Roma Prati che conduce gruppi di terapia focalizzati sul lavoro relazionale e sull’elaborazione condivisa del disagio emotivo, utilizzando tra i diversi strumenti lo psicodramma e le tecniche tratte dalla Gestalt.
Sul sito sono disponibili diversi articoli di approfondimento sulla terapia di gruppo, non soltanto come strumento per uscire dal senso di solitudine ma anche come occasione per migliorare la qualità delle proprie relazioni, sviluppare consapevolezza emotiva e lavorare su ansia, insicurezza e difficoltà comunicative.
Ritrovare sé stessi attraverso gli altri. Perché iniziare una terapia di gruppo per superare la solitudine
In un’epoca che ci abitua a relazioni veloci, spesso filtrate da uno schermo o condizionate da aspettative sociali troppo alte, la terapia di gruppo ha la capacità di riportaci a un’esperienza essenziale: quella dell’incontro autentico tra esseri umani.
Attraverso il gruppo impariamo che possiamo esistere senza doverci nascondere, che non siamo i soli a sentirci inadeguati, che le nostre emozioni — anche le più difficili — hanno dignità, e possono essere accolte.
Come spiegato in questo articolo sul perché fare terapia di gruppo non si tratta solo di “curare un sintomo”, ma di vivere un’esperienza trasformativa, in cui il legame con gli altri diventa il veicolo stesso del cambiamento.
Del resto, siamo esseri sociali per natura.
L’essere umano ha bisogno di sentirsi in relazione per mantenere un equilibrio emotivo e psicologico. Non bastano interazioni funzionali o superficiali: abbiamo bisogno di scambi veri, profondi, che ci tocchino dentro. E queste occasioni, nella vita quotidiana, sono sempre più rare.
A volte, la terapia di gruppo non serve solo per affrontare un disagio, ma semplicemente per poter vivere momenti di relazione autentica. E questi momenti — lo conferma anche la ricerca psicologica — sono essenziali per il nostro benessere mentale.