Possiamo vivere in un’ottica più minimalista senza rinunciare a tutto?
La nostra è l’era e la società del consumismo, impossibile negarlo.
Anche il più virtuoso tra noi non può fare a meno di ammettere di essere circondato da oggetti che vanno molto oltre la soglia dell’essenziale.
Eppure, sono in tanti coloro che tentano di improntare la propria vita secondo i dettami del minimalismo più zen.
Vivere in un’ottica di essenzialità richiede una profonda pulizia generale, sia fisica che mentale; in entrambi i casi, lo sforzo necessario è direttamente proporzionale al grado di radicazione dentro noi stessi dei principi del consumismo.
Sbarazzarci di ciò che è inutile e ingombrante è un’operazione spesso molto difficile, tanto se si tratta di buttare degli oggetti quanto di lasciar andare delle persone o dei ricordi; anche quelli possono rappresentare una zavorra superflua che ci appesantisce.
Senza scomodare i padri della psicologia moderna, ci limitiamo a riportare il discorso in un ambito più materiale, domandandoci se è possibile trovare un equilibrio tra consumismo e minimalismo: noi pensiamo di sì.
È poi così terribile lasciarsi sedurre dal superfluo?
Come Oscar Wilde diceva nel suo più famoso romanzo, Il ritratto di Doria Gray, ”Viviamo in un’epoca dove le cose superflue sono le nostre uniche necessità“. Se fosse così per tutti, il minimalismo non avrebbe scampo.
Tuttavia, sono tante le persone che sentono il bisogno di un ritorno all’essenziale, per riuscire a recuperare il valore autentico delle cose.
L’importante è comprendere che ognuno di noi ha il dovere e il potere di redigere la propria scala valoriale perché non c’è nulla di universale.
Una volta definito cosa per noi è davvero essenziale, possiamo anche permetterci di lasciare un po’ di spazio al superfluo, purché non finisca col sopraffarci.
A livello emotivo l’equilibrio si trova quando non c’è frustrazione bensì appagamento; questo sì che è molto zen.
C’è sempre qualche buona occasione per dedicarci allo shopping
Per gli amanti dello shopping trovare la quadra è probabilmente un po’ più difficile.
In fondo, le occasioni per fare buoni affari non sono limitate soltanto al periodo dei saldi di fine stagione.
Infatti, durante l’anno i commercianti hanno la possibilità di effettuare delle vendite straordinarie, per dare slancio agli affari e riaccendere l’interesse dei propri clienti, come resistere?
Le vendite promozionali sono una vera manna dal cielo per chi ama scorrere in rassegna le vetrine dei negozi e sentirsi un po’ come Julia Roberts in Pretty Woman, carica di pacchi e borse piene di nuovi acquisti.
Per approfondire meglio quali sono e come sono regolate le tante e diverse tipologie di vendite straordinarie possiamo consultare le pagine di un’agenzia specializzata nell’organizzazione di svendite, Svuota.it. Vendite per rinnovo locali, per trasferimento, promozionali, ogni giorno una nuova tentazione.
E non era forse sempre il sopra citato Oscar Wilde a sostenere di poter resistere a tutto tranne che alle tentazioni?
Per sentirci pienamente appagati dobbiamo iniziare a guardare dentro noi stessi
Per comprendere appieno la filosofia del minimalismo occorre ragionare sul significato profondo di un concetto che sta alla base di tutto: l’appagamento.
Quand’è che sentiamo di aver raggiunto davvero uno stato di assoluto appagamento?
Quando tutti i nostri desideri sono stati esauditi e, soprattutto, non desideriamo altro.
Lo possiamo ritenere un raro stato di grazia; quello stesso stato che il buddismo persegue insegnando a non avere desideri egoistici e a non possedere.
Inevitabilmente, le filosofie orientali fanno capolino quando si toccano temi che hanno a che vedere con il materialismo e il suo contrario.
In ogni caso, non vogliamo fare apparire la nostra società occidentale priva di valori solo perché promuove il consumismo; piuttosto, ripetiamo la nostra convinzione che sia possibile trovare una linea mediana per poter far incontrare due sfere all’apparenza tanto diverse.
Essere troppo integralisti non fa mai bene, è sempre meglio rispettare la libertà di ognuno.
La soluzione è fare acquisti con maggiore consapevolezza
Alla luce di tutte queste considerazioni, possiamo differenziare lo shopping compulsivo da quello fatto con consapevolezza, piuttosto che condannare tutto lo shopping a prescindere e far sentire in colpa chi a farlo ne trae gioia e piacere.
Per riassumere, potremmo elencare alcune regole e principi cui fare riferimento:
- Fare acquisti non è il male assoluto
- Appagare un desiderio non è un peccato
- Chiediamoci cosa per noi ha valore
- Ricordiamoci che il troppo stroppia
- Essenziale non è sinonimo di niente
Sulla base di questi semplici principi nessuno potrà sentirsi in colpa per essersi lasciato andare ad un acquisto di qualcosa non propriamente indispensabile.
Nello stesso tempo, è probabile che la scelta su cosa comprare sia stata preceduta da una maggiore consapevolezza, che ha permesso di vagliare e scartare ciò che era troppo superfluo, con benestare delle istanze più minimaliste.