Emergenza inquinamento: il caso delle falde acquifere
Non c’è ormai più nessun dubbio, la sfida più grande che l’umanità sarà chiamata ad affrontare nei prossimi decenni è quella la difesa dell’ambiente. Inquinamento e sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali hanno portato ad un punto di non ritorno: un cambiamento deve arrivare in fretta e da parte di tutti noi. A questo punto è chiaro che nella lotta per garantire un futuro al nostro pianeta non esistono piccoli e grandi gesti e che ogni individuo con le sue scelte personali gioca un ruolo fondamentale.
Se negli ultimi anni il discorso è stato spostato quasi totalmente sul riscaldamento globale, è bene non dimenticare anche le altre tantissime problematiche causate dal cattivo comportamento dell’uomo; quello in cui viviamo è infatti un sistema complesso in cui niente di ciò che accade dovrebbe essere considerato indipendentemente da tutto il resto. Per esempio, una delle emergenze di cui dovremmo occuparci al più presto è l’inquinamento delle falde acquifere causato da un errato smaltimento dell’olio esausto.
In questo articolo proveremo a spiegare che cos’è l’olio esausto e per quale motivo questa sostanza rappresenta un pericolo per le falde acquifere; inoltre, cercheremo di offrire degli spunti da mettere in pratica per migliorare la situazione.
Le falde acquifere e lo smaltimento degli oli esausti
Prima di delineare il problema, iniziamo con la definizione di alcuni termini. L’espressione oli esausti viene utilizzata per riferirsi ai residui che derivano dalla combustione degli oli vegetali utilizzati in cucina, principalmente per friggere. Anche senza conoscere nulla delle trasformazioni chimiche in atto, abbiamo tutti ben presente che cosa succede quando friggiamo qualcosa: a contatto con le alte temperature, l’olio subisce dei cambiamenti tanto importanti da non essere più commestibile e dover quindi essere smaltito come ogni altro rifiuto.
Quando si parla di falda acquifera, invece, si intendono quei serbatoi di acque sotterranee naturali che vanno a costituire la primaria risorsa idrica a disposizione dell’uomo e del resto degli esseri viventi. È proprio da questi “depositi”, infatti, che si formano le sorgenti. Il motivo per cui assicurarsi che niente alteri il loro equilibrio dovrebbe essere una priorità dovrebbe essere piuttosto chiaro: nessun’altra sostanza è più importante dell’acqua per la vita sul nostro pianeta.
Lo scorretto smaltimento dell’olio esausto alimentare e le sue conseguenze
Se la maggior parte degli italiani ha ormai imparato a seguire i principi base della raccolta differenziata, anche a causa di un vuoto legislativo sono ancora in pochi i privati che si preoccupano di effettuare la raccolta dell’olio esausto. Tornando alla nostra frittura, cosa succede quando ci ritroviamo con dei rifiuti derivati dall’utilizzo dell’olio vegetale? I più gettano questo pericoloso liquido ricco di sostanze inquinanti negli scarichi di casa senza pensare alle conseguenze che questo gesto all’apparenza di poco conto comporta.
Come prevedibile dalla nostra premessa iniziale, il pericolo più grande dello scorretto smaltimento dell’olio esausto è l’inquinamento delle falde acquifere; tuttavia, i danni provocati da questa brutta abitudine sono molteplici, anche di tipo economico. Quando gli scarti dell’olio alimentare entrano nelle fognature il rischio di corrosione aumenta esponenzialmente, così come l’eventualità di guasti agli impianti di depurazione. La raccolta dell’olio esausto consente di abbassare i costi dovuti alle riparazioni di queste strutture.
Ciò che accade alle falde acquifere è ancora più pericoloso. Senza una raccolta dell’olio esausto alimentare, le sostanze oleose che lo compongono vengono disperse nell’ambiente e presto raggiungono questi depositi idrici. Dalle falde idriche, poi, i residui dell’olio e i suoi inquinanti passano nei pozzi da cui si ricava l’acqua potabile, cambiandone il gusto, e, infine nei laghi, fiumi e mari, dove rappresentano un estremo pericolo per interi ecosistemi. Dal momento che l’olio non è idrosolubile, esso va a formare un sottile film sulla superficie che scherma la penetrazione dei raggi del sole, andando a compromettere il ciclo vitale delle creature e della vegetazione che vivono nello specchio d’acqua interessato.
Se ci affidiamo ai dati raccolti in questi anni dal CONOE – il consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti, ovvero l’ente nazionale predisposto dai Decreti Legislativi 22/97 art. 47 e D.lgs. 152/06 art. 233 per il controllo della filiera che si occupa di queste sostanze – il quadro della situazione nel nostro paese è allarmante: ogni anno un italiano consuma in media 25 Kg di olio alimentare, il 20% dei quali si trasforma in scarti; mentre basterebbe solamente 1 Kg d’olio esausto per compromettere una superficie di 1000 m2. Il problema dello smaltimento dell’olio esausto non è mai stato così pressante.
La raccolta dell’olio esausto, il primo passo verso un ambiente più sano
Cosa fare, quindi, per evitare di partecipare a questo silenzioso disastro ecologico? Innanzitutto è necessario che anche i privati smettano di smaltire l’olio da cucina attraverso gli scarichi di casa, sebbene questa pratica sia di fatto vietata per legge solamente a ristoranti e bar. Come già avviene nella ristorazione, si dovrebbe conservare gli scarti in contenitori e poi gettarli nelle apposite isole ecologiche che ormai esistono in moltissime città: ecco in cosa consiste la raccolta dell’olio esausto alimentare.
A rendere l’operazione ancora più semplice, ci pensano delle aziende specializzate nello smaltimento dell’olio esausto, realtà sensibili al problema presenti su tutto il territorio nazionale. In collaborazione con le Amministrazioni Comunali, queste compagnie mettono a punto degli efficaci piani di raccolta che consentono anche ai privati di effettuare la raccolta dell’olio esausto alimentare senza alcuno sforzo.
Nelle località in cui è già attivo questo servizio, ai cittadini vengono consegnate delle piccole taniche in cui conservare gli scarti oleosi, mentre sul territorio vengono collocate delle cisterne in cui travasare autonomamente quanto prodotto. Di solito, questi punti di raccolta per lo smaltimento dell’olio esausto alimentare vengono collocati in aree strategiche e ad alta frequentazione, come le piazzole ecologiche, ma anche i supermercati.
Come si diceva, la raccolta dell’olio esausto in ambito privato è stata organizzata sulla falsariga di quanto già avviene nella ristorazione. Prevedibilmente, in questo settore le quantità di olio alimentare da smaltire sono ancora più ingenti ed è quindi ancora più importante che tutto avvenga secondo quanto descritto dalla normativa nazionale ed europea. Le aziende che si propongono come partner degli esercizi della grande e piccola ristorazione offrono comodi servizi di raccolta porta a porta e gestione di tutta la modulistica richiesta, così che titolari e gestori non debbano preoccuparsi di nulla.
Un’ulteriore attività di cui si occupano molte di queste aziende è la sensibilizzazione e l’educazione della cittadinanza. La principale ragione della mancanza di una consistente raccolta dell’olio esausto in Italia è l’ignoranza: la maggior parte delle persone non conosce i pericoli di un errato smaltimento, per questo non corregge il suo comportamento. Attraverso interventi presso le scuole e la distribuzione di materiale informativo, è possibile allo stesso tempo educare i più piccoli e informare i loro genitori.
In conclusione, è solamente con la collaborazione di tutti, privati cittadini, autorità locali e aziende specializzate che si riuscirà a ripulire le nostre falde acquifere dagli oli esausti.