Video 360 VR e comunicazione di impresa

Andando oltre tutte le considerazioni tecnologiche, va fatta un’attenta valutazione di carattere contenutistico inerente l’utilizzo del video a 360° sui social aziendali. Ossia la generale propensione degli utenti a condividere i filmati e le fotografie, sia che si tratti di aziende di media e grande dimensione,  sia che si parli di realtà locali.

Condividere le foto e i video significa “coinvolgere” altri soggetti nelle proprie esperienze di vita (che nel caso delle aziende sono prodotti). Condividere i video a 360° consente di creare esperienze virtuali immersive, anche per coloro che non sono presenti realmente.
Dal confronto con un produttore di video immersivi e video VR a 360 gradi emergono alcuni suggerimenti per la realizzazione dei video sferici.

Perchè girare un video VR a 360 gradi

Proporre un video 360 gradi VR implica un coinvolgimento attivo del fruitore, che deve essere proattivo nella reazione della propria personale esperienza di visione del video. Per questo motivo i video immersivi non sono adatti ad ogni situazione.
I video immersivi si prestano particolarmente per le riprese che riguardano gli interni di stabilimenti produttivi e di immobili; le panoramiche degli impianti; la presentazione di viaggi, convegni, eventi; e le immagini in soggettiva legate allo sport, meglio se di azione o estremi
Si tratta di situazioni che valorizzano la possibilità da parte degli spettatori di immedesimarsi nei panni del protagonista.

Contenuti dei video a 360 VR

A prescindere dal soggetto, l’elemento principale dei video a 360 gradi VR è il coinvolgimento dello spettatore nelle decisioni che riguardano il punto di vista e la direzione di osservazione
Il vero vantaggio di questa tecnologia è quello di permettere al fruitore di osservare nei dettagli il funzionamento e le potenzialità del prodotto e dei servizi.
Nel contesto industriale le riprese effettuate all’interno dei macchinari permettono di trasmettere ai potenziali acquirenti informazioni più precise e danno la libertà di soffermarsi sui particolari di maggiore interesse.
Anche nel settore immobiliare, turistico-ricettivo o automobilistico può risultare efficace perché riesce a proporre visite ‘quasi reali’ e ‘test drive virtuali’, oppure vengono proposte visite panoramiche (con video 360 da drone) dei dintorni degli hotel, oltre a mostrare gli spazi interni in visione soggettiva.

Come scegliere la camera VR per video a 360 gradi

La scelta della camera 360 VR è strettamente legata al budget a disposizione. Si parte dalle semplici actioncam fino ad arrivare ai sistemi più professionali. La scelta della camera 360 VR è un argomento molto vasto con soluzioni spesso non univoche. E’ interessante questa analisi su quale camera 360 VR si adatti alla produzione video intrapresa.
Va sottolineato che il volume degli investimenti non è necessariamente proporzionale agli incrementi di guadagni, visualizzazione o condivisioni: l’elemento più importante resta sempre e comunque il contenuto. Per esempio, la presentazione online di una città attraverso visite immersive dei punti più caratteristici e significativi, grazie a video VR a 360 gradi pur se girati con strumentazioni meno tecnologiche possono avere un riscontro di gradimento maggiore perché il soggetto e il contenuto sono più suggestivi e interessanti. Tanto più è versatile la camera 360 Vr tanto maggiori saranno le possibilità di arricchire e gestire un flusso narrativo.

Fase di post-produzione del video a 360 gradi

Per effettuare lo stitching tra le varie inquadrature provenienti dal flusso video dalle diverse camere a 360° VR sono necessari un’elevata capacità di memoria RAM e un’importante potenza di calcolo in virgola mobile su sistemi dotati sia di CPU che di GPU.
I nuovi software per l’editing si sono evoluti fino ad includere di base la funzione di montaggio a 360 VR, immediatamente dopo aver effettuato lo stiching. Fase complessa nella quale avviene la fusione dei vari flussi provenienti dalle camere.

Dove e come diffondere i video VR

YouTube e Facebook riesco a supportare questo tipo di video; oltretutto la Cardboard sviluppata da Google ha rappresentato un volano di diffusione non indifferente per il settore dei visori. In pratica sono occhiali fatti di cartone che permettono di accogliere lo smartphone dello spettatore trasformandolo in un dispositivo per la realtà virtuale, svincolando dall’acquisto di apparecchiature, tipo Oculus o i Gear Vr di Samsung, decisamente costose.
Si deve, poi, considerare l’aspetto del marketing relativo alla brandizzazione dei medesimi supporti Cardboard in cui inserire gli smartphone per la visione.

L’esperienza più soddisfacente si ha con l’utilizzo del proprio device, sia esso tablet o smartphone. Si sottolinea che i dispositivi Android attualmente godono di alcuni vantaggi rispetto a quelli che utilizzano il sistema IOS, che necessitano dell’APP YouTube e Facebook per la visione immersiva a 360 gradi, e non possono essere visti direttamente dal browser.

In altre parole

Il primo pilastro di una buona produzione a 360° VR è la scelta dei contenuti e la creazione di una storia coinvolgente che permetta al fruitore di esplorare gli spazi e gli oggetti presenti nel video in completa libertà (o almeno dando l’idea allo spettare di questo livello elevato di discrezionalità nella scelta dei punti di vista).

Lo spettatore deve poter decidere dove guardare, cosa guardare e in quale prospettiva. Poter vedere in prospettiva panoramica come se ci si trovasse realmente nel luogo presentato dalle immagini, potendosi girare tutt’intorno o, ancora, scendendo nel dettaglio grazie allo zoom.
È proprio questo che garantisce il coinvolgimento e la soddisfazione dell’utente, spingendolo a ricoprire un ruolo attivo nel corso della visione, con grande vantaggio per l’azienda.

 

Il primo pilastro di una buona produzione a 360° VR è la scelta dei contenuti e la creazione di una storia coinvolgente che permetta al fruitore di esplorare gli spazi e gli oggetti presenti nel video in completa libertà (o almeno dando l’idea allo spettare di questo livello elevato di discrezionalità nella scelta dei punti di vista).

Lo spettatore deve poter decidere dove guardare, cosa guardare e in quale prospettiva. Poter vedere in prospettiva panoramica come se ci si trovasse realmente nel luogo presentato dalle immagini, potendosi girare tutt’intorno o, ancora, scendendo nel dettaglio grazie allo zoom.
È proprio questo che garantisce il coinvolgimento e la soddisfazione dell’utente, spingendolo a ricoprire un ruolo attivo nel corso della visione, con grande vantaggio per l’azienda.

Ph remy-gieling–unsplash