L’isteroscopia operativa è una moderna procedura chirurgica endoscopica mini-invasiva, che consente di curare patologie dell’utero, dell’endometrio e della cervice uterina.
Negli ultimi decenni, tutta la chirurgia, ma in particolare quella ginecologica si è evoluta radicalmente, al punto che oggigiorno molte patologie si trattano con interventi molto meno invasivi e traumatici in confronto a quello che succedeva in passato.
Un ringraziamento va al dottor Fabio Pietroluongo, per le informazioni che ci ha fornito.
Nella moltitudine degli interventi cosiddetti mininvasivi, utilizzati in chirurgia ginecologica, possiamo sicuramente comprendere anche l’isteroscopia operativa, attraverso la quale, con nuovi e modernissimi strumenti muniti di una telecamera, si possono visionare attraverso un monitor tutti i movimenti, anche i più lievi, che avvengono all’interno della cavità uterina.
Indicazioni
Le indicazioni dell’isteroscopia operativa sono:
- rimozione di polipi endometriali o endocervicali;
- rimozione di fibromi uterini, sia sottomucosi che intramurali;
- rimozione di aderenze uterine, dette sinechie;
- rimozione di setti uterini, i quali comportano malformazioni, che, talvolta, possono essere causa di sterilità femminile o di aborti ripetuti;
- rimozione di residui placentari ritenuti in utero dopo un aborto spontaneo o un raschiamento o un parto, che possono essere causa di emorragie abbondanti;
- rimodellamento di uteri malformati, come un utero tubulare o utero a T, che hanno cavità ristrette ed inadatte allo sviluppo di una gravidanza;
- plastica sull’istmo uterino per ridurre la concavità che può inaspettatamente verificarsi dopo un intervento di taglio cesareo, chiamata appunto istmocele. Questa condizione è causa di perdite marroni o rosso vivo, fastidiose e che possono protrarsi per alcuni giorni dopo la fine del flusso mestruale;
- inserimento di minispirali all’interno delle tube per una sterilizzazione definitiva;
- rimozione di dispositivi contraccettivi intrauerini (IUD), che non è possibile estrarre durante la visita ginecologica (lost IUD);
- rimozione di lesioni preneoplastiche (iperplasia ghiandolare complessa con atipie);
- ablazione endometriale, ossia il trattamento di prima scelta nelle donne che presentano sanguinamenti uterini resistenti alle terapie ormonali.
Strumenti utilizzati
La strumentazione che consente di poter visionare cosa accade all’interno dell’utero e che permette al chirurgo di rimuovere eventuali lesioni visionate sono i nuovi isteroscopi, che a seconda dell’utilizzo necessario e della patologia riconosciuta possono avere un diametro variabile: a partire dai 5, 6 mm fino a raggiungere i 9 mm.
Grazie a questi strumenti, è ora possibile asportare anche lesioni di media grandezza, o che arrivano a misurare anche 8 cm, senza il rischio di danneggiare il tessuto circostante sano.
L’altissima risoluzione è molto utile poichè permette di procedere all’identificazione di lesioni maligne o anche di quelle preneoplastiche. Rispetto al tradizionale Curettage (oppure D&C) in Italia chiamato raschiamento ( un sistema diagnostico intrauterino che veniva svolto senza uno specifico obiettivo era cioè fatto “alla cieca”) si ha la certezza con l’isteroscopio di asportare solo le parti di tessuto lesionate che si vogliono rimuovere o esaminare senza danneggiare il tessuto sano circostante.
Isteroscopia operativa anestesia
In alcuni casi, è prevista una sedazione, che permette alla paziente di non sentire dolore e, allo stesso tempo, consente al medico di operare tranquillamente, ma anche più velocemente ed in sicurezza.
La durata dell’anestesia dipende dalla patologia da operare e può variare dai 10 ai 70 minuti.
In alcuni casi, come nelle miomectomie difficili, è consigliabile l’anestesia subaracnoidea, detta comunemente anestesia spinale. Negli interventi di metroplastica per correggere malformazioni uterine, in cui all’intervento per via isteroscopica è necessario abbinare la laparoscopia, è preferibile l’anestesia generale con l’intubazione oro-tracheale.
Quando è necessaria l’anestesia, è indispensabile osservare il digiuno da almeno 8 ore per evitare il vomito col rischio di polmonite “ab ingestis”.
Quando le lesioni sono particolarmente piccole è possibile utilizzare strumenti di calibro inferiore e, in questi casi, non è richiesta alcun tipo di anestesia.
Rapporti prima o dopo l’isteroscopia?
Si, si possono avere dei rapporti sessuali dopo l’isteroscopia; mentre si sconsiglia di averne nella giornata precedente l’esame al fine di non pregiudicarne l’esito.
Isteroscopia operativa durata
Un intervento di isteroscopia operativa può durare dai 10 ai 70 minuti e ciò dipende non solo dall’abilità dell’operatore, ma anche dalla patologia per la quale viene richiesto il trattamento.
Ad esempio, la rimozione di un polipo endometriale di 1,5 cm può durare 10 minuti, mentre la rimozione di miomi uterini anche 70 minuti. Difficilmente è possibile prolungare l’intervento.
L’utero, dopo un variabile lasso di tempo, comincia a contrarsi e non consente di poter lavorare al suo interno; inoltre, in alcuni casi, l’endometrio si imbibisce di liquidi ed ispessendosi tende a coprire le patologie presenti in cavità.
Isteroscopia operativa convalescenza
Generalmente, la donna è dimessa dopo qualche ora dal termine dell’intervento.
Tuttavia, altre volte è necessario sorvegliare la donna nelle ore successive e, quindi, trattenerla per una notte e rimandare la dimissione al giorno successivo.
Grazie alla mini-invasività dell’intervento, generalmente, la donna ritorna alle proprie abitudini di vita già nelle 8 ore successive, pertanto il giorno successivo è già possibile tornare al lavoro, avere rapporti sessuali e condurre una vita regolare e senza limitazioni.
Se presenti dopo l’intervento, i crampi possono durare qualche ora e scomparire anche senza alcuna terapia.
In alcuni casi, possono esserci perdite ematiche simil-mestruali della durata di alcuni giorni, che però risultano del tutto normali.
Il ciclo mestruale successivo all’intervento di isteroscopia operativa può essere più abbondante del normale.